LA TRIPLICE ALLEANZA

Roberto D’Agostin - Luigi Cerantola - Claudio Sichel

ETNA rappresenta lo sguardo di Renato D’Agostin sul vulcano siciliano narrandoci un posto alieno, lunare, in cui ombre e figure si muovono lungo linee di tragitti tracciati dal sapore ineluttabile, tra fumi e nebbie d’atmosfera dantesca: figure abitanti un mondo magico e ancestrale come è il vulcano, dai mille rimandi simbolici. Si percepisce la potenza che ribolle sotto quella quiete innaturale.

ETNA
SEQUENZA E FUGA
a 4,6,8 voci - Coro MensanaX
ETNA is a polyphonic composition in 3 sections: I and II in hendecasyllables, III in polymetric verses; 4 voices for section I, 6 voices for section II, 8 voices for section III.
For ‘voices’ it is intended, rather than soloists, groups of voices ad libitum, liberally formed by male voices alternated by female voices, or groups of mixed voices, with the most diverse expressive intentions, all allowed.
The tone of the performance is decided by the Director: it can vary from pianissimo to fortissimo, from frusciato to urlato: the only mandatory indication is the precision in the accordance of words as presented in the score.
A performance marking consonants is suggested in order to strengthen the subject.

ACROBATI è il risultato visivo di un’ora allo spettacolo acrobatico di Shanghai scattato da D’Agostin in una pellicola fotografica nel 2012. Forse uno spettacolo di difficile successo nel mondo occidentale in quanto privo degli effetti speciali, musiche e luci di cui abbiamo bisogno per essere impressionati oggi, lasciando invece tutta l’attenzione all’essenza degli acrobati e alle loro evoluzioni, brillando dall’ombra con i loro costumi scintillanti. La semplicità dell’esecuzione lascia spazio solamente alla sua essenza e invita lo spettatore ad ammirare la straordinaria abilità degli acrobati, isolandoli dal rumore visivo al quale siamo abituati in simili situazioni. Gli Acrobati di D’Agostin fluttuano attraverso il tempo e lo spazio in una silenziosa danza di luce.

ACROBATISMI
IL VELO / VOLUBILE VELO
a 4, 5, 6 voci - Coro MensanaX
Acrobatismi is a text without interruptions, as continuum that flows through little sound variations but in multiple rythms to suggest lightness and instability.
Voices (4,5,6) are ad libitum, with preference for homophone groups (soprani, mezzosoprani, contralti, tenori, baritoni, bassi), as desired, but reasonably contained.
They could also be all of the same register.
Each performance should be considered acceptable on condition that it follows timing and dynamic indications, meaning the accuracy of synchronization.
A feeble performance is suggested, marking the vowels and without additional pauses than the ones indicated in the text.

KAPADOKYA – ΑΙΩΝ questo lavoro si situa nel solco dell’avanguardia intesa come tentativo d’integrazione fra tre procedimenti espressivi, ossia l’immagine (Renato D’Agostin), la parola (Luigi Cerantola), il suono (Claudio Sichel), ed è forse da ritener la più riuscita tra le produzioni fin ora realizzate per l’amalgama che riesce a creare, spostando il soggetto al di là dell’usuale fruizione, in una sfera sospesa di significati suggeriti e mai palesemente conclusi, come in un rito misterico.

La Cappadocia, spiega Luigi Cerantola «non appartiene che al mito. Era un tempo abitata, al centro dei traffici che solcavano l’antica Anatolia mettendo in contatto l’occidente della logica con l’oriente delle religioni, della magia, del favoloso. Per questo Pasolini vi ambientò la sua Medea, come se il vello d’oro da portar in Grecia Euripide l’avesse tratto da quelle grotte di mistero. Ora null’altro vi è rimasto che il meraviglioso, il fuori-del-tempo, il silenzio/ala sospesa nel cobalto immutabile, l’ombra/sacralità delle caverne dipinte.Quale popolo animerà ancora quelle pietre? Forse nessuno. Quale parola salirà da sotterra a farsi ancora armonia? Quale forma si farà nuvola in cielo?O per sempre rimarranno le rupi e l’enigma delle andate stagioni, degli spiriti estinti?Non resterà che il cielo blu-mistero, e la luna nelle notti d’argento, e il sole immoto sulle rocce solitarie. Per sempre, perché unico a non perire è il mito».

ΑΙΩΝ
Liturgia sul modo frigio per voci, strumenti tradizionali giapponesi e suoni di sintesi
The text is played on three fragments by Eraclitus, on Akkadian and Hittite words, and on obsure terms structured on hendecasyllables sonnet.

ΑΙΩΝ means “Perpetuity / Eternity”
Three Fragments by Eraclitus

Αἰὼν παῖς ἐστι παίζων πεσσεύων· παιδὸς ἡ βασιληίη
Eternity is a child playing draughts, the kingly power is a child’s

Ξυνὸν γὰρ ἀρχὴ καὶ πέρας ἐπὶ κύκλου περιφερεία
In the circumference of a circle the beginning and the end are common

Ὅσπερ σάρμα εἰκῆ κεχυμένων ὁ κάλλιστος κόσμος
The most beautiful order is a dust heap piled up at random

The music composition is intended as archaic, ancestral liturgy. It presents a stratified structure based on rythm-timbre-melody and formed by four parts that proceed independently:

1-Voices
2,3-Traditional japanese instruments Mokushō, a percussion idiophone from the temple Hokekyo-ji in Shimōsa-Nakayama and Tounkarie, a shell aerophone from the temple Houshin-ji inTokyo
4-Soundtrack with synth sounds and samples formed by 15 parts differing in timbre, rythm and melody. Samples of several traditional japanese, turkish, persian and indian intruments have been used: Taiko, Shakuhachi, Zither, Santoor, Shehani